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SPERLONGA

Caratteristico borgo marinaro, è situato su una diramazione dei Monti Aurunci: il Monte San Magno, a picco sul mare, nel tratto di costa del basso Lazio che si trova a metà strada tra il Golfo del Circeo e il Golfo di Gaeta. Il territorio è perlopiù pianeggiante, sebbene la costa sia molto frastagliata in alcuni punti; speroni di roccia si affacciano sul mare e danno vita a piccole grotte naturali che danno il nome al borgo (il nome della città di Sperlonga, infatti, deriva da spelunca, termine con il quale vengono indicate queste aperture che si affacciano sul mare).


La città conserva elementi unici e caratteristici, quali grotte marine, torri costiere di difesa, colline prospere di uliveti ed orti e un porticciolo per pescatori e piccole barche da diporto. Le prime tracce di insediamenti umani in queste zone risalgono al paleolitico.


Sperlonga, rinomata località turistica già ai tempi dei Romani, è ora una suggestiva cittadina balneare, ma non ha dimenticato le sue origini di paese agricolo.


In età romana, la città acquisì fascino e bellezza soprattutto grazie alla costruzione nel territorio di numerose ville. La più celebre è Villa di Tiberio, che è entrata a far parte del patrimonio storico-archeologico di Sperlonga ed è stata portata alla luce alla fine degli anni ’50 del Novecento. Il sito comprende, oltre ad una grotta naturale modificata e decorata con sculture del ciclo di Ulisse e i resti dell’imponente villa dell’imperatore Tiberio, un grande vivaio ittico e vasche per l’allevamento, poiché in epoca romana le ville fungevano anche da centri di produzione per l'industria della pesca. Nel VI secolo i ruderi della villa imperiale furono adoperati come rifugio, ma il paese si sviluppò poi sul promontorio di San Magno, poiché qui era più facile difendersi dalle incursioni via mare dei Saraceni e dei pirati che, dopo la costruzione del porto, invasero e distrussero più volte l’antico villaggio di pescatori e rapirono gli abitanti per ridurli in schiavitù.


Il Castrum Speloncae viene menzionato in un documento del X secolo; comprendeva una piccola chiesa dedicata a San Pietro, patrono dei pescatori, e si sviluppò intorno al castello progressivamente, per cerchi concentrici.


Nel centro storico di Sperlonga si può ammirare ciò che resta dei suoi edifici più antichi. Nell’XI secolo l’abitato fu cinto da mura, delle quali restano solo due porte: la Portella e la Porta Marina, che portano entrambe lo stemma della famiglia Caetani, e tre torrioni: la torre Truglia, la Torre centrale e la Torre del Nibbio, edificate nel XVI secolo. Le ultime due sorgono tuttora tra le case e le vie del borgo.


Malgrado le torri di avvistamento e di difesa, la città cadde e venne saccheggiata una prima volta nel 1534 da un ammiraglio ottomano, Khair Ad-Dìn, detto il Barbarossa, e una seconda volta nel 1623, da una flotta di corsari barbareschi; su quest’ultima incursione Curzio Mattei, chirurgo e poeta della città di Lenola, scrisse un poema: “Il sacco e rovina di Sperlonga nel 1623”. Ricostruita tra il XVII e il XIX secolo, assunse la forma attuale, a “testuggine”, e vennero erette chiese e palazzi signorili.



Importanti testimonianze religiose del passato del borgo sono la Chiesa di Santa Maria di Sperlonga, che risale al 1135 circa e la cappella di San Rocco, del XV secolo. Il paese conserva ancora meravigliose opere d’architettura civile Medievale, come Palazzo Sabella, che si dice abbia ospitato nel 1379 l’antipapa Clemente II in fuga da Fondi dopo la sconfitta di Marino.


Le spiagge si estendono per circa 10 chilometri e tra le più importanti ci sono quella di Capovento, di Bazzano, della Canzatora, della Fontana, caratterizzata da una piccola insenatura di sabbia dove si è formata, con il tempo, una piccola vasca, e la spiaggia di Amyclae che, secondo la tradizione, prende il nome dell’antica città di Amyclae, fondata dagli Spartani nei pressi di Sperlonga.


Greta Casale e Lucia Saccoccio



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