La Montagna Spaccata e il suo santuario sono un luogo di culto molto importante. La leggenda narra che, quando Cristo morì sulla croce, la montagna, per il dolore, si spaccò e, da allora, è meta di pellegrinaggio.
Anche San Filippo Neri vi sostò in pellegrinaggio e il luogo in cui si accampò per la notte ad oggi è un luogo sacro.
Al posto della vecchia croce che sormontava un grosso scoglio incastrato tra i due lembi di “montagna spaccata” ora è stata costruita una chiesa con l’abside che si affaccia direttamente verso il mare.
La leggenda narra che un turco, giuntovi accompagnato da un pellegrino, non volle credere alla storia e, quando appoggiò la mano sulla montagna, la mano si fuse sulla stessa, in segno di monito per ogni infedele. Scendendo verso il mare, infatti, troviamo una grandissima e bellissima grotta chiamata appunto la Grotta del Turco, dove è stato anche girato un episodio della famosa serie: il Trono di Spade.
La montagna spaccata è un luogo dove la natura ha creato un fenomeno geologico di rara bellezza: il canyon naturale, di 92 metri di origine teutonica è stato scavato nella roccia dall’azione erosiva della Valle Inlele. La formazione rocciosa interessata dal fenomeno è il Calcare di Monte Spitz, unità del Triassico indicatrice di un ambiente deposizionale con un mare caldo e limpido, sui cui fondali si accumulava carbonato di calcio, favorito dalla ricca flora algale. La grandinata in metallo all’interno in molti tratti rimane sospesa tra l’acqua e la roccia. La gola, attrezzata con scale in legno, costituiva inizialmente un passaggio per i primi abitanti che la usavano per recarsi più facilmente presso la zona del "Pellichero".
La Montagna Spaccata da sempre ha popolato i racconti del filò, soprattutto per la misteriosa e fantastica presenza delle anguane e di altre misteriose figure. La sua storia, quindi, si intreccia un po’ con la storia del territorio in cui si trova e un po’ con la fantasia delle generazioni che l’hanno abitato nei secoli madre di racconti e leggende.
Ben presto divenne una meta turistica per gli ospiti di Recoaro Terme. Nella ristampa della sua “Guida alpina a Recoaro” del 1883, infatti, Paolo Lioy riserva all’amena località una stampa illustrata e una annotazione tra gli itinerari da non perdere. Riporta in modo diligente il costo del trasporto da Recoaro fino a Fongara, con tappa alla Montagna Spaccata, differenziando il mezzo, che poteva essere con una vettura di due cavalli per lire 12, a un cavallo 7 lire, con il somarello 3 lire, mezz’ora di vettura sulla strada valdagnese fino a S. Quirico. Il 17 agosto 1879, sulla strada della Spaccata, avvenne l’incontro della regina Margherita di Savoia e del filgio, il principe ereditario Vittorio Emanuele, con 22 alpinisti della sezione di Vicenza. Donarono all’augusta visitatrice un quadro che raffigurava la Spaccata e i dintorni. A sua volta, la Regina commissionò al professor Allegri un quadro che raffigurasse l’incontro. Ma quella non fu l’unica passeggiata regale nella zona della Spaccata, perché a dare conto di un’altra è l’iscrizione marmorea testimoniante che il 9 agosto dello stesso anno, Margherita di Savoia era entrata nel misterioso anfratto. Per fissare nella storia questo evento i titolari della Spaccata, Michelangelo e Sante Pellichero, apposero una lapide commemorativa tuttora visibile tra le ronfine. Infine nei primi anni del ‘900 divenne famoso il personaggio del Mago della Spaccata.
Al tempo, Luigi Pellichero, capelli e barba incolti, di carattere scontroso e con una coperta sulle spalle, gestiva la locanda e per la suggestione insita nel luogo in cui viveva, divenne egli stesso un protagonista singolare e un po’ misterioso di fiabe e racconti mettendo in soggezione soprattutto i bambini. Una di queste è la leggenda di Etele e Giordano:
“Narra la leggenda che, negli anni lontani che si perdono nel tempo, nel vallone allora solitario, dove oltre un secolo fa sorse la locanda alla montagna spaccata, vivessero delle bellissime Anguane. Queste femmine ammalianti si potevano vedere di notte quando, con la Luna Piena, si udivano cantare e si vedevano danzare splendide e lucenti tra le rocce. Questi spiriti fatati esercitavano il loro fascino sugli uomini, soggiogandoli. Passò in quei boschi il giovane montanaro Giordano; vide una meravigliosa creatura dai lunghi capelli, di nome Etele, e se ne innamorò. I vecchi e saggi montanari cercarono in tutti i modi di dissuadere il giovane dal proposito di sposare la fanciulla, essendo essi a conoscenza che un sortilegio gravava sul futuro di Etele: sarebbe svanita quando sua madre, la Maga del Bosco, fosse morta. La stessa Maga impietosita dall’amore infelice che sarebbe sorto da questa unione, parlò a Giordano. Ma nulla valse a fargli cambiare idea: l’amore per la meravigliosa Anguana era tale da sfidare qualsiasi presagio! Si sposarono e abitarono in una capanna costruita dal giovane montanaro con tronchi di abete. Non potevano sognare una felicità più grande.
Ma una triste alba d’estate la Maga morì: tutto il vallone fu avvolto da un tragico silenzio.
I due dormivano dolcemente abbracciati, Etele baciò lo sposo e cercò di levarsi senza destarlo. Ma i suoi lunghi capelli si mossero e lo svegliarono. Etele fuggì per andare incontro al suo triste destino. Inseguita dallo Sposo, giunse ai piedi di una rupe altissima, che le sbarrava il passo. Si volse e vide Giordano che stava per raggiungerla. L’incantesimo si manifestò: un alto boato scosse la Terra e la rupe si spaccò in tutta la sua altezza ed Etele, attirata all’interno, scomparve verso il cielo. Giordano tentò di varcare l’enorme fenditura,
ma una scrosciante cascata d’acqua lo fermò e lo respinse verso valle.”
Lucia Saccoccio
Greta Casale
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